Tuesday 19 May 2009

Indie, sporco e cattivo

Stamattina mi sono alzato e mi sono accorto di essere indie. Davvero non me ne capacito. Ieri sera ero lì, ad ascoltare i Beatles e i Rolling Stones, e avevo mille donne se cantavo Help o Ticket to ride, eccetera eccetera, e adesso sono indie. Mio Dio, dev’essere stato qualcosa nella torta pasqualina. Oppure no, ho preso il virus da piccolo. Tipo quando guardavo Bergman e fuori orario alle tre del mattino, e mi ero infatuato di Bibi Andersson. In realtà ero già infetto, quelli erano i sintomi. E ho il mio bel da fare a cercare di nasconderlo sotto il mio maglioncino a “v” e la camicia button down, non ce la farò mai. Uffa.

6 comments:

Anonymous said...

Proprio ieri si parlava con un amico su cosa è indie. Abbiamo concluso che noi a 'ste storie proprio non ci facciamo caso. Noi siamo indie, tu sei indie, tutti siamo indie, ma anche no.
Non penso sia la torta pasqualina,a noi è capitato con la sbrisolona...
Lo zio Frank

alberto said...

ahaha! Oh Zio Frank, indie pure tu!
Sempre di torta si tratta però...

Anonymous said...

Dal nick che mi sono scelto capirai, su certe questioni ci si da la "zappa" sui piedi. E poi, voi che praticate la musica in tutte le sue sfumature... ma che bisogno c'è dell'etichetta? Non è più bello rispondere che non si ha la minima idea di come classificare certe cose? Mah, forse, alla fine, son tutti li a sbavare per accaparrarsi il pezzo migliore della torta...
Sono tutti felici?
Non importa!
Non c'è problema...
L'ho fatta lunga, ma quando uno non digerisce la colazione...
Lo zio Frank, il ribelle da Tinsel Town

alberto said...

Be', ti capisco, la colazione è importante.
A cosa serve l'etichetta? Posso risponderti per me: a nulla. Anzi, quando suonavo nelle "band" (ora sono rigorosamente autarchico), il momento in cui più mi sentivo a disagio era la scelta dei pezzi da fare. Io sono sempre stato piuttosto naif in questo: o un pezzo mi piace, oppure no; dover ragionare sul fatto che questo pezzo è un di un genere e non sta bene con l'altro, che è di un altro genere, mi ha sempre lasciato scontento sul tipo di risultato. Ti dirò di più, poi smetto di parlare di me, non scelgo nemmeno che tipi di canzoni scrivere: le scrivo, e poi mi dico che quello che le accomuna (l'etichetta) è il fatto che le abbia scritte io, e spero che si senta.
Però, capisco anche che ci sia chi si senta più sicuro dal fatto di avere un'etichetta che lo protegge. C'è persino chi ama le divise, pensa un po'. E non solo nella musica.
Scusa se l'ho fatta lunga, ma ho fame e mentre scrivo non ci penso.
A presto Frank, ribelle da Tinsel Town.

Anonymous said...

... e poi a me le etichette delle camicie mi irritano il collo, mi provocano fastidiosi rossori, indi(e) per cui, le le taglio via...
Lo zio Frank ti augura di trascorrere un buon fine settimana.

ps: a Milano suoni da solo o hai un gruppo che ti supporta?
La metropoli è una brutta bestia...

alberto said...

Buon fine settimana a te, senza fastidiose etichette.

ps: a Milano suoniamo in acustico, due chitarre e via. Non so ancora dove di preciso, ma spero a Milano-campagna (mi hanno detto verso Legnano-Rho), così il set è più appropriato.